“Pareidolìa fotografica”, così potremmo definire l’ultimo lavoro di Andrea Foligni dal titolo “Fakescapes” che, in chiave artistica, spinge a riflettere sulle invisibili interconnessioni della natura che legano micro e macrocosmo con il solito sistema di nodi. Tutto è connesso ma tutto è ancora da scoprire. E l’occhio della macchina fotografica ritorna bambino, curioso e capace di scorgere l’infinito nei piccoli pezzi di natura con cui gioca.
Affiorano paesaggi ovunque e si riconoscono come tali con incredibile facilità e sorpresa.
Tornano in mente le nuvole-volto di Giotto e Mantegna o le illusioni di Dalì o i tronchi magici di Toma…
Ma sopra tutti riaffiora Leonardo da Vinci che, nel suo trattato sulla pittura, spiega, senza svelare, il mistero della pareidolìa: ““E questo è: se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o pietre di vari misti, se arai a inventionare qualche sito, potrai lì vedere similitudine de’ diversi paesi, ornati di montagnie, fiumi, sassi, albori, pianure, grandi valli e colli in diversi modi; /…/ Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie, de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni /…/“.
“Vedere il mondo in un granello di sabbia e il paradiso in un fiore selvaggio” è possibile. A patto di saper vedere. (tdb)